Ognuno porta dentro di se il proprio paradiso,
può essere o perduto o ritrovato.
Paola Romagnoli confessa che lei in Messico non c’è mai stata
fisicamente, ma a livello di sogno, a livello di gioco con se stessa
vi vive tutti i giorni.
Coabita con un mondo che ha indubbiamente del letterario
unito ad un immaginifico tutto suo,
riprende una coreografia che è tipica di certi pittori del luogo
e lei li rivisita con una conquista tutta sua,
vedendo nel Messico la parte folcloristica di un quotidiano
con radici chiaramente popolari e questo mondo popolare del
Messico, Paola Romagnoli lo gode,
lo idealizza in chiave di festa, di gioia.
Esiste certamente tutta una letteratura sul Messico,
tutta una pittura messicana del 900 quella di pittori rivoluzionari,
la pittura politica. La Romagnoli no, lei non vive questo mondo
in chiave politica. Se da una parte abbiamo il fascino e il
divertimento dei contenuti dall’altra il nostro occhio
rimane direi affascinato dalla semplicità della pittura.
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